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FILMOGRAFIA e DOCUMENTARI


   
No man’s land

di D. Tanovic
con F. Djuric, K. Cartlidge
2001

E’il film che ha vinto nel 2001 la Palma per la migliore sceneggiatura a Cannes e l’oscar come miglior film straniero.

Il film racconta le vicende di un soldato serbo (Ciki) ed un bosniaco (Nino) che nel 1993 durante la guerra nei balcani, si ritrovano feriti in una terra di nessuno, intrappolati tra i due fronti. Tragicomica farsa, diretta da un regista bosniaco (D. Tanovic) che evita qualsiasi forma di retorica faziosa per denunciare l’assurdità della guerra e gli ambigui maneggi dei capi dell’Onu, intenti a tutto tranne che a porre fine al conflitto. Il film allarga il senso di responsabilità collettiva all'ONU e al suo equivoco e spesso inconcludente ruolo neutrale («Stare a guardare non significa essere neutrali, ma responsabili dei delitti»). Tanovic non risparmia e mette a nudo con rabbia sarcastica il dramma dell'odio etnico.

 

DO YOU REMEMBER SARAJEVO?

di Nedim Alikadi
durata 55 min

Racconta l'assedio della capitale Bosniaca dall'interno, attraverso gli occhi dei suoi abitanti vicino alla stravolta  quotidianità dei tempi di guerra. Tutto inizia nel 1993 quando, ancora preda dell'incredulità per quanto stava accadendo, il sindaco invita i cittadini a usare ogni mezzo per documentare la vita di chi da un giorno all'altro si è visto traformare in un bersaglio. Inizia così la resistenza audiovisiva della città che vede qualche centinaio di piccole videocamere ronzare contro i cannoni e la potenza propagandistica di Milosevic. il confronto impari quanto a volume di fuoco, è simbolicamente importantissimo e utile oggi a ricostruire i confini di una storia troppo velocemente accantonata. (Testo a cura di L. Mosso)

 

Prima della pioggia

Regia: Milcho Manchevski
Interpreti: Katrin Cartlidge, Rade Serbedzija, Gregorie Colin.
Labina Mitevska
Macedonia/Gb 1994
Distribuzione: Mikado
Durata 115'

Il fìlm si articola in tre episodi, diversi per ambientazione e protagonisti, ma dove una serie di richiami e il passare di alcuni personaggi da un episodio all'altro, compongono un’unica storia.
Il 1° episodio, "Parole ", è ambientato in una zona impervia della Macedonia. Una ragazza albanese, per sfuggire alla vendetta dei parenti di un macedone da lei ucciso dopo essere stata violentata, si nasconde nell'oasi di pace del vicino monastero ortodosso e qui trova l'aiuto di un giovane, Kiril.
Il 2° episodio, "Volti ", ci trasporta in una Londra ancora travagliata da feroci attentati terroristici. Qui troviamo una giornalista ossessionata dalle immagini di morte che provengono dalla Bosnia, l'uomo con cui ha una relazione, il macedone Aleksandar. Questi, un fotoreporter famoso, appare distrutto a sconvolto da una tragica esperienza fatta in una recente "missione" in Bosnia. Aleksandar chiede alla donna di seguirlo in un viaggio di ritorno definitivo in Macedonia; di fronte all'incertezza di questa, parte, solo, per il suo paese di origine.
Il 3° episodio, "Immagini ", Aleksandar giunge in Macedonia nel suo villaggio (che è quello del primo episodio) e scopre che anche qui l'odio ha contaminato i rapporti tra le due etnie (albanese a macedone) della popolazione.
Prima della Pioggia, che ha vinto il Leone d'oro al Festival di Venezia del 1994, è il primo lungometraggio di M. Manchevski, regista di origine macedone, ma che da molti anni vive negli Stati Uniti. II tema di fondo riguarda 1'odio e i conflitti etnici, che portano morte e distruzione ovunque, dalla "civile" a progredita Inghilterra, alla povera Macedonia. Ad esso si accosta, nei travagli del fotoreporter Alexander, il tema della responsabilità di quanti raccontano la realtà rispetto ai drammi che ritraggono. Il film, che ha una fotografia bellissima ed un grande potere suggestivo nei forti contrasti delle ambientazioni, si presenta come una struttura "aperta" che sembra voler lasciare uno spiraglio di speranza in una possibilità di salvezza, perché la storia non si ripete: infatti, tutto avviene "prima della pioggia"; tensioni, odi, conflitti sono come nubi nere all'orizzonte the incombono minacciose a preannunciano il temporale.

 

Il cerchio perfetto

Regia: Ademir Kenovic
Sceneggiatura: Abdulah Sidran, Pjer Zalica, Ademir Kenovic Interpreti: Almir Podgorica. Almedin Leleta, Mirela Lambic (produzione franco, olandese, croata, bosniaca a ungherese)
Bosnia 1997 Durata: 110'

Nel pieno dell'assedio di Sarajevo un vecchio poeta, lasciato da solo da moglie e fìglia fuggite in Croazia, si ritrova improvvisamente in casa due ragazzini scampati ai massacri delle campagne. Si creerà così una nuova fàmiglia per il poeta cinico a stralunato e i tre si metteranno alla ricerca degli zii dei ragazzi nella città assediata, trovando altre sofferenze a altri orrori.
Diretto da un regista bosniaco e co-sceneggiato dal poeta Abdulah Sidran, il film trascende le vicende dei tre protagonisti. È infatti la città sotto gli attacchi dell'artiglieria pesante la vera protagonista. Di essa ci viene raccontata, a volte con tratti surreali e ironici, a volte con brutalità disarmante, la quotidianità dei suoi abitanti fatta di dramma, ma anche di voglia di vivere, di grandi conflitti, ma anche di piccoli litigi.

 

I VIVI E I MORTI DI SARAJEVO

(Non sono disponibili informazioni)

 

Beautiful People

Regia: Jasmin Dizdar
Sceneggiatura: Jasmin Dizdar
Interpreti: Nicholas Farrell, Walentina Giorgiewa, Danny Nussbaum,
Charlotte Coleman
Gran Bretagna 1999
Durata 107'

Londra 1993: è il giorno in cui l’Inghilterra gioca la partita decisiva contro l'Olanda per la qualificazione ai campionati europei. I londinesi non si danno pensiero di altro: neppure del fatto che la guerra di Bosnia sia entrata nella fase più calda. Ma ad alcuni di essi capita di incrociare, i propri sentieri con la guerra: un hooligan ubriaco viene paracadutato per errore nel pieno dei combattimenti e diventa inconsapevolmente eroe nazionale, conquistando rispetto e considerazione; una dottoressa si innamora di un suo paziente profugo tra lo smarrimento e l' imbarazzo della famiglia molto "perbene"; un ginecologo, abbandonato dalla moglie, ritrova serenità occupandosi di una ragazza stuprata; un' artista deve vedersela con il marito reporter di guerra; tutto questo mentre due profughi, un serbo e l' altro croato, si rincorrono e si pestano fin dentro l'ospedale in cui vengono ricoverati.
Con semplicità narrativa a lievità di toni, ma anche con occhio satirico, il regista, cittadino inglese bosniaco di nascita, ci offre uno spaccato dei piccoli a grandi drammi degli abitanti della città inglese visti dal punto di vista bosniaco. Alternando momenti surreali ad episodi drammatici, secondo uno stile caratteristico di molti autori slavi, possiamo così riconoscerci nei protagonisti e cogliere i legami che ci hanno unito o avrebbero potuto unire con la guerra bosniaca.
Il film ha vinto il primo premio della sezione "Un certain régard" del Festival di Cannes 1999.

 

La polveriera

Regia: Goran Paskaljevic
Sceneggiatura: Dejan Dukovski, Goran Paskaljevic,
tratto dal testo teatrale "Bure Baruta"
Interpreti: Miki Manojlovic, Lazar Ristovski, Mirjana Jokovic, Sergej Trifunovic
Francia, Macedonia, Grecia a Turchia 1998
Distribuzione: Medusa Durata:100'

Il film è composto da brevi storie tutte più o meno concatenale tra loro e ambientate in un'unica notte sullo sfondo comune di Belgrado: un minorenne bosniaco investe l'auto di un'automobilista estremamente vendicativo, un emigrato torna a casa e cerca la donna che ha abbandonato, un giovane sequestra i passeggeri di un autobus ma viene ucciso dal conducente, due amici pugili si confessano i reciproci tradimenti, un furto di benzina si tramuta in un dramma.
La polveriera è una delle poche pellicole che si siano occupate della situazione della Serbia di questi anni, mostrandoci con grande efficacia la difficile realtà dei suoi abitanti e tutto il potenziale deflagrante di una situazione perennemente sul bordo della crisi violenta. Film molto violento, ogni situazione viene però bagnata da un umorismo nero a 1'orrore del presente non è mai separato dalla speranza di rigenerazione, né da uno sguardo di pietà.
Il soggetto è adattato da un testo teatrale del ventiseienne macedone Dejan Dukovski.

 

Underground

Regia: Emir Kusturica
Sceneggiatura: Dusan Kovacevic, Emir Kusturica Musica: Goran Bregovic
Interpreti: Miki Manojlovic, Lazar Ristovski, Mirjana Jokovic, Slavko Stimac
Francia 1995
Distribuzione: Cecchi Gori Group Durata: 167'

Il, film ripercorre la moderna storia della Jugoslavia attraverso le avventure di due amici,Marko a Blacky, la cui vita, fatta di piccoli traffici illeciti e grandi ubriacature, viene sconvolta dall'invasione tedesca. Natalija, l'attrice di cui entrambi sono innamorati diventa l’ amante di un ufficiale nazista. Geloso, Blacky la rapisce e per sfuggire alla cattura dei tedeschi, si nasconde in una cantina, insieme ad altri sfollati. Passano quindici anni. Nella Jugoslavia di Tito, Marko è diventato un ricco funzionario di partito mentre Blacky è dato per morto e celebrato come un martire della resistenza. In realtà, abilmente manipolato da Marko, egli è rimasto nascosto per tutto il tempo nella cantina preparandosi per la liberazione, convinto che la guerra non sia ancora finita. Quando finalmente ritorna in superficie, si ritrova nel bel mezzo delle riprese di un film che ricostruisce le sue gesta. Scambiando gli attori travestiti da nazisti per veri tedeschi, Blacky non si renderà mai conto dell' inganno di cui è stato vittima e continuerà a condurre la sua guerra personale contro i fascisti, a capo di una milizia serba nella ex-Jugoslavia lacerata dall'ultimo conflitto.
Il film può venire letto come una metafora del popolo Jugoslavo, ingannato da Tito e dai suoi eredi che hanno governato agitando lo spauracchio di una imminente guerra contro gli invasori. Ma quando la vittima dell'inganno esce dal sottosuolo, la realtà che si presenta ai suoi occhi non è poi tanto diversa della finzione.
Con uno stile visionario, rutilante e volutamente sopra le righe, il film, molto complesso e leggibile a diversi livelli, ha suscitato critiche opposte. Da alcuni molto amato, tanto da vincere la Palma d'oro al Festival di Cannes del 1995, è stato da altri violentemente attaccato perché accusato di essere "filo-serbo" di voler fornire un alibi e una scusante ai signori della guerra.

 

Benvenuti a Sarajevo

Regia: Michael Winterbottom
Sceneggiatura : Frank Cottrell Boyce
Tratto dal libro Natasha's Story di Michael Nicholson
Interpreti: Stephen Dillane, Woody Harrelson, Marisa Tomei Gran Bretagna 1997
Distribuzione: Mikado
Durata: 100'

Il reporter inglese Michael Henderson si trova nell' assediata Sarajevo. E’ il 1992 a Henderson e i suoi colleghi vivono in uno stato di continuo pericolo dove regna la rivalità per aggiudicarsi i! migliore servizio. Tuttavia in questo clima c'è spazio per un po' di pietà e di coraggio, come quelli dimostrati da Flynn che arriva a rischiare la vita per aiutare dei civili. Ogni giorno per Henderson e Flynn è una scoperta di orrori tra campi di concentramento e stragi di innocenti. Ma è durante una visita ad un orfanotrofio che in Michael scatta qualcosa e far conoscere al mondo la triste sorte di quei bambini diventa i! suo principale obiettivo. Con I 'aiuto di una giovane americana si impegna a mettere in salvo un gruppo di piccoli e porta con sé in Inghilterra una bambina, Emira, alla quale ha promesso la salvezza.
Liberamente tratto dal libro Natasha s Storv del giornalista Michael Nicholson che ha vissuto realmente 1'assedio di Sarajevo, il film vuole essere un atto di denuncia contro gli orrori della guerra e per questo utilizza immagini di repertorio della televisione bosniaca, realmente raccapriccianti. Però, se sicuramente queste scuotono lo spettatore, la trama "da film" dove ogni ruolo risulta prevedibile, e la stessa storia a lieto fine di Emira, non danno spessore al racconto e rischiano di lasciare la sensazione di aver assistito ad un orrore gratuito.

 

Papa' è in viaggio d'affari

Regia: Emir Kusturica
Interpreti: Slobodan Aligrudic, Pedrag Manojlovic, Moreno De Bartolli, Miijana Karanovic, Mustafa Nadarevic.
Sceneggiatura: Abdulah Sidran
Jugoslavia 1955 Durata: 124

In piena crisi con l' Unione Sovietica intorno al 1950 un giovane e ambizioso dirigente comunista di Sarajevo, per una banale battuta su Karl Marx e su Stalin, viene arrestato e mandato per punizione in un campo di lavoro per tre anni. La moglie e due figli restano in città e riescono a cavarsela grazie all'aiuto dei famigliari. Al ritorno a casa del protagonista tutto lo squallore degli intrighi che sono alla radice del disastro, .spesso dettati da miseri motivi personali, vengono a galla con crudezza e brutalità.
Il film descrive una delle pagine più difficili della cx Jugoslavia mostrandone un volto cupo a inquietante. Il regime titino viene osservato dall'interno di una famiglia e dal suo dramma usando molti riferimenti autobiografici del regista e del sceneggiatore. Il finale lancia comunque un segnale di speranza e di riscossa grazie all'immagine del piccolo Bartolli, interprete italiano, che si alza in volo fantastico innalzandosi sopra la miseria del mondo con tutte le sue contraddizioni.

 

Ti ricordi di Dolly Bell?

Regia: Emir Kusturica
Interpreti: Slavko Stimac, SlobodanAligrudic, Ljiliana Blagojevic, Mira Banjac, Pavle Vujisic, Nada Pani.
Sceneggiatura: Abdulah Sidran
Jugoslavia 1981
Durata : 107’’

Il  film racconta la storia di un adolescente di Sarajevo, Dino Zolja, alla ricerca della sua identità nei primi anni Sessanta. La vicenda si snoda tra la scoperta dell'amore verso una giovane coetanea, Dolly Bell, la vita sociale con gli altri giovani del quartiere e il conflitto con il padre, convinto
comunista che struttura la vita famigliare come un vero soviet. La morte di quest'ultimo provocherà nel protagonista un senso di vuoto, ma anche una nuova consapevolezza della vita e del dolore, avviandolo in tal modo verso una maturazione interiore. A fare da colonna sonora, con una notevole ed intenzionale ripetitività, è il brano di Adriano Celentano “Ventiquattro mila baci”
“Ti ricordi di Dolly Bell" ha vinto il leone d'oro a Venezia nel 1981 e descrive il travaglio della società jugoslava alla ricerca di una nuova identità non più fondata sulla guerra di liberazione a il mito comunista. In molte parti autobiografico, il film racconta la maturazione di un giovane alle prese con il passato e proiettato verso un futuro, alla ricerca di se stesso e in conflitto con la dura realtà sociale e politica del suo paese, ma anche con la vita stessa carica di dolore e di sofferenza.

 

II tempo dei gitani

Soggetto a sceneggiatura di Emir Kusturica e G. Mihic
Musica: Goran Bregovic
Premio speciale della giuria per la miglior regia al festival di Cannes 1989
Premio "Roberto Rossellini" alla carriera
Yugoslavia 1989

Figlio di un soldato e di una zingara, il giovane Perhan viene trascinato controvoglia in Italia dal capo di una banda di gitani e costretto a rubare a trafficare bambini. Alla fine si vendicherà del torto subito.
I ritmi delle stagioni e della natura scandiscono la narrazione vorticosa, enfatica, ricca di continue invenzioni surreali a poetiche, tipica di Kusturica. Questo è uno dei pochissimi film, insieme a "Gatto nero, gatto bianco", girato dallo stesso regista quasi dieci anni più tardi , in cui il popolo a la cultura Rom sono protagonisti.
Gli attori scelti non sono professionisti, ma zingari che Kusturica ha conosciuto direttamente vivendo accanto a loro, a Skopije, dove si era trasferito per conoscere a fondo la loro cultura e imparare la loro lingua per poter comunicare più direttamente. "Io credo che lo spazio dell'arte sia ancora quello che viene preso dalle emoziom più profonde. Nei miei film non ci sono né buoni né cattivi.
Tutti i miei personaggi vivono nel contesto pagano. Uno dei miei metri di misura che impiego per vedere se un film è buono è quello di azzerare il volume o meglio se anche togliendo il tono le immagini che vengono proiettate riescono a trasmettere le emozioni dei personaggi" (da un articolo di G. Scattolini).
Nonostante questa dichiarazione di Kusturica la colonna sonora è di rara bellezza. E' con questo film che inizia la collaborazione con Goran Bregovic.

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DOCUMENTARI E REPORTAGE

Morte di una nazione

Documentario in 4 puntate ormai famoso di ricostruzione storica prodotto dalla Cnn e trasmesso nel 1999 da Rai3.
Fornisce interessanti spunti di rilettura dei fatti attraverso dettagliati retroscena, immagini inedite e interviste dirette ai protagonisti del dramma iugoslavo.  (2 Vhs)

 

Omaggio a Sarajevo

Reportage del giornalista Enzo Biagi. Illustra una breve ma profonda panoramica della città di Sarajevo attraverso le parole e le esperienze di alcuni suoi cittadini, rismasti nella città durante tutto l’assedio.

 

Il ponte di Vrbanja

Documentario. E’ uno speciale trasmesso da Tele+ che attraverso la forma dell’inchiesta-tv prova a ricostruire la tragica vicenda della Morte di Moreno Locatelli, pacifista italiano ucciso durante una manifestazione di sensibilizzazione sul ponte Vrbanja il 3 ottobre 1993, a 34 anni,
“…Iniziano l'attraversamento del ponte, si fermano a metà, si inginocchiano a pregare un momento e arrivano i proiettili dei cecchini. Avrebbero dovuto posare lì un mazzo di fiori, sul luogo del primo morto di quella terra. Poi avrebbero dovuto andare dai soldati serbi e da quelli bosniaci, a offrire un pane di pace. Lo portano in ospedale, l'operano due volte e con l'ultimo fiato chiede agli altri: "Stanno tutti bene?"…”

 

Il tribunale dell'Aia

Film documentario, racconta la difficoltà nel ricostruire le tragiche vicende della guerra attraverso i racconti e le testimonianze dei sopravvissuti.

 

Sarajevo. Un ponte per non sprofondare

Raccolta di documentari a cura dell’Associazione Sprofondo. Raccontano e presentano l’attività dell’associazione a Sarajevo. Nella videocassetta è anche o inserito un servizio sul concerto del Maestro Muti a Sarajevo.

 

War in mostar

Documentario sulla guerra a Mostar. Racconta la distruzione del ponte storico sulla Neretva, simbolo della convivenza e della tradizione musulmana in Bosnia e della disperata resistenza dei civili nei giorni dell’assedio Serbo.

 

War in Dobrinja

Spezzoni di filmati amatoriali documentanti l'assedio ad uno dei quartieri simbolo di Sarajevo.