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PERCHE' IL PROGETTO SARAJEVO?

Che cosa vi richiama nella testa il suono della parola Sarajevo?
Che cosa è successo? Perché? Quando?
Quanti anni fa è iniziata quella guerra tra persone che per anni sono riuscite a vivere in armonia, costituendo una societá multietnica e multireligiosa? E perché? Quando è finita, questa guerra fratricida? E come?

Come vive oggi Sarajevo? Vive o muore? E oltre alla gente, chi è morto a Sarajevo?
La credibilità della comunità internazionale, dell'ONU, dell'Unione Europea? Forse un po' quella di ciascuno di noi...

Che cosa hanno da dirci le persone di Sarajevo?
E soprattutto, che cosa ci insegna quello che è successo? È cosí lontano dalle nostre vite tranquille?
A Sarajevo è successo qualche cosa che potrebbe succedere nelle nostre cittá, come Milano, Roma, Napoli, Genova…?

 

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Progetto sarajevo 2002-2004

 

Il Progetto Sarajevo: un po' di storia per ricordare le radici.

testo di Roberto Capucciati, allora (2001) incaricato al Settore Internazionale per la Regione Lombardia

Il Progetto Sarajevo va visto all'interno del più ampio Progetto Balcani, iniziato nel 1993, con la presenza dell'AGESCI nei campi profughi sloveni di Lubijana e Postuma.

Con lo spostarsi della guerra dalla Croazia alla Bosnia, gli scout italiani hanno spostato il raggio d'azione nei campi profughi croati, in cui si sono sviluppati, tra i tanti, i progetti Pula e Jarmina, ancora attivi.
Chiusi i campi in Slovenia e finita la guerra in Bosnia, l'attenzione si è poi focalizzata sulla città di Sarajevo, dove nell'estate 1996 si è svolto il primo campo pilota, per soli capi. Già l'anno successivo il progetto si strutturava attraverso la presenza scout in più aree etniche: il quartiere di Stup a maggioranza cattolica e quelli di Grbavica e Vraca, ora a maggioranza musulmana.

Accettare gli R/S e i Clan fu una decisione coraggiosa da parte della pattuglia marchigiana che allora gestiva il Progetto, poiché muoversi contro molti ambienti associativi che non comprendevano l'importanza di un progetto a stampo educativo rivolto a R/S, poteva, allora, rivelarsi controproducente.
La buona riuscita delle attività dell'agosto 1997 chiuse le perplessità sul progetto da parte di quasi tutti gli ambiti associativi.
L'anno successivo veniva attivato un sottocampo nell'area urbana sotto il controllo della repubblica Srpska (di religione ortodossa), per dare un vero stampo equidistante all'intervento.
Il progetto intanto, nel 1999, non più approvato dalle Marche per mancanza di risorse, passava ad una quasi ufficiale gestione della pattuglia lombarda, che gli diede nuova forza e soprattutto una più chiara impostazione educativa.
Con il variare delle problematiche della città variavano anche le modalità della presenza AGESCI e le sue aree d'intervento. Pur mantenendo la presenza nelle tre aree religiose , l'attività si spostava nei quartieri più periferici, come quello di Tilava in rep. Srpska e Dobrinja in area musulmana.
Dalla decina di capi presenti al primo campo, si è giunti sulle cifre di circa 200 R/S presenti nelle estati sia del 1999 sia del 2000.
La radicalità dell'associazione nel tessuto sociale e politico della città, ancora pericolosamente in equilibrio tra la vita e la morte, è sottolineata dai continui scambi e dalle reciproche visite, tra cui spicca quella del sindaco della città Muhidin Hamandzic, accolto nella sede regionale lombarda il 7 marzo 2001.
Il progetto forse finalmente avrà una struttura associativa, quella della regione Lombardia, che se ne farà carico ufficialmente sgravando i singoli capi che fino ad ora si sono assunti troppe responsabilità.
Un nuovo triennio, con un progetto che evolve in sintonia con la città, sta per cominciare!